Spazio Etico
Uno spazio etico per prendersi cura della comunità, con particolare riferimento alla comunità scolastica
di Alessandra Fabbri
La situazione d’emergenza che abbiamo vissuto e che ancora stiamo vivendo sottolinea la nostra suscettibilità ad essere feriti a causa della possibilità di vedere crollare i nostri punti di riferimento, di sentirci sopraffatti dalla paura dei nostri limiti e delle nostre fragilità.
Cerchiamo innanzitutto di conoscere la vulnerabilità
La vulnerabilità, in senso specifico, si riferisce alle situazioni di particolare fragilità di quei soggetti che, per età o condizione, richiedono una protezione extra-ordinaria. In senso generale, riguarda l’umanità o meglio la condizione di tutti gli esseri viventi che sono esposti, nell’arco della loro vita, al rischio di essere feriti.
Il significato generale di vulnerabilità ha una forte valenza etica e antropologica.
Paul Ricoeur ha sviluppato un’antropologia filosofica in cui l’esistenza umana viene definita una “fragile sintesi” tra la finitudine del corpo e il desiderio dello spirito. La fragilità si manifesta nella finitudine della nostra corporeità e della nostra temporalità; l’umana vulnerabilità presuppone che dobbiamo convivere con la mortalità e prenderci cura dell’altro come un soggetto fragile. Una convivenza che ha un aspetto positivo: «Tutte le virtù, coraggio, perseveranza, magnanimità, devozione della giustizia, ecc, non sono possibili senza vulnerabilità e mortalità»(1)
Il riconoscimento della tanto temuta vulnerabilità è significativo per scoprire la sua dimensione euristica e costruttiva che ci consente di guardare direttamente in faccia tutte le forme di vulnerabilità umana e non umana.
Il fatto stesso che si rivendichi l’esistenza di un principio di vulnerabilità apre il discorso morale ad una sensibilità rinnovata nei confronti di varie forme di vulnerabilità (2) o meglio nei confronti di tutti gli esseri viventi in una condizione di particolare vulnerabilità che richiede responsabilità e cura.
Una cura e una responsabilità che deve tradursi in azione, soprattutto verso i futuri cittadini, attraverso esperienze di welfare di comunità, che si fondino sulla condivisione, la possibilità di decidere insieme e di essere ascoltati
Le esperienze di Welfare di comunità sono molto diverse tra loro, possono manifestarsi come semplici gruppi di aggregazione della domanda oppure in forme di mutuo aiuto, fino a diventare gruppi organizzati di collaborazione in dialogo con le istituzioni. Alla base di queste esperienze vi è l’idea che facendo leva sulle risorse (economiche, di tempo, di cura, di competenza) delle famiglie e delle comunità e mettendole in dialogo tra loro, si produca qualcosa di più della somma dei singoli elementi (Pasquinelli 2018). Questo perché i beni e i servizi scambiati sono beni relazionali, cioè sono capaci di modificare le relazioni tra i soggetti coinvolti, relazioni significative e pronte ad evolversi attivando nuove forme di fiducia, di reciprocità, di responsabilità condivisa.(3).
Sono soprattutto i futuri cittadini, per il periodo di cambiamento psicofisico che stanno attraversando, ad avvertire la solitudine, la paura di essere feriti. I loro timori sono aumentati dalle richieste di una società frammentata, in continua emergenza, che ci vuole efficaci ed efficienti ad ogni costo.
I giovani, oppressi da queste continue richieste, hanno bisogno di speranze e di comprensione
In questa prospettiva penso a quanto sia importante l’educazione al confronto, al dialogo e all’ascolto, che aiuti soprattutto i giovani ad accettare i propri limiti, a considerare il fallimento come possibilità di crescita e cambiamento. Gli adolescenti sentono maggiormente il peso delle continue richieste di performance perfette, sono impegnati in mille attività ma non hanno occasione di esprimere i propri desideri.
Per coloro che lavorano con i giovani, è evidente quanto essi abbiano bisogno di speranze, di parlare e di essere ascoltati.
Nel liceo delle Scienze Umane, P: Gobetti, dove insegno emergono ogni giorno segnali di disagio: ansie, attacchi si panico, chiare richieste d’aiuto, espressione di un bisogno di raccontare le proprie paure, di essere ascoltati, non giudicati o valutati, di dare voce alle proprie vulnerabilità.
Da un sondaggio fatto da alcuni ragazzi (4) ai loro compagni nelle diverse classi, si avverte il bisogno di uno spazio di espressione e condivisione.
Alla domanda formulata dai ragazzi “Pensi che all’interno della scuola dovrebbero esistere spazi dedicati alla condivisione e all’ascolto delle proprie paure re e vulnerabilità il 95% degli intervistati ha dato risposta affermativa
Significativo che alla domanda ritieni che la scuola adotti strumenti per compensare le vulnerabilità il 60% degli alunni intervistati abbia dato una risposta negativa
Questi dati indicano la necessità di attivare uno spazio etico «inteso come luogo di ascolto, di incontro e di scambio di esperienza di vita», (5) uno spazio libero da condizionamenti, uno spazio di Cura, di un prendersi cura di tutte le paurose solitudini che i giovani avvertono e vivono.
Come potrebbe realizzarsi uno spazio etico all’interno della complessa realtà scolastica?
Sebbene realisticamente, riconosco sia di difficile realizzazione per la carenza di risorse umane ed economiche, credo sia importante trovare un ambiente all’interno dell’edificio scolastico aperto e accogliente: uno spazio dove i ragazzi possono andare, anche nei momenti ricreativi, per confrontarsi tra di loro. Uno spazio di ascolto discussione e confronto anche per i docenti: un luogo per condividere le proprie esperienze e le criticità emerse nella rapporto con il gruppo classe.
Nelle ore curriculari penso a un percorso all’interno di “Cittadinanza e costituzione”, disciplina svolta tutti gli insegnanti, un’attività di educazione al ben-Essere e al ben- vivere, seguita da tutti i docenti della classe per consentire un approccio interdisciplinare.
Dedicando alcune ore ai racconti dei ragazzi, analizzando con loro la situazione, percependo i loro bisogni, si possono trovare soluzioni. Una narrazione che include poiché può essere condivisa e, quindi, sollevare da ansie e paure. Uno o più docenti che svolgono il ruolo di facilitatori, in uno spazio dove alunni e insegnanti si siedano, in cerchio, insieme, per condividere esperienze e creare relazioni autentiche, lontane dal timore della valutazione.
Questo percorso è in sintonia con quanto espresso dall’ Agenda 2030 (6).
«Gli elementi essenziali dell’Agenda 2030 sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e i 169 sotto-obiettivi ad essi associati, che si raggruppano in cinque principi fondamentali quali le persone, il pianeta, la prosperità, la pace e la collaborazione (le 5 P; in inglese: people, planet, prosperity, peace, partnership). L’Agenda 2030 mira ad esempio a garantire il benessere di tutte le persone, lo sviluppo economico, la protezione dell’ambiente, affrontando aspetti come la pace, lo Stato di diritto e il buongoverno, essenziali per la promozione dello sviluppo sostenibile. » (7).
L’agenda 2030 concentra i suoi obiettivi sul benessere delle persone e dell’ambiente e sul loro prendersene cura. Questi obiettivi sono condivisi dallo spazio etico. È un percorso lungo perché il prendersi cura richiede un’ assunzione di impegno e responsabilità.
In una considerazione ampia del concetto di prendersi cura, applicabile a tutti gli ambiti, sanitari o educativi o rieducativi, è inevitabile richiamare le quattro fasi della cura, individuate da Joan Tronto,:
- “l’interessarsi a” (caring about): implica il riconoscimento della necessità della cura in base alla percezione del bisogno e alla valutazione della possibilità della sua soddisfazione;
- “il prendersi cura di” (taking care of): si esplica nell’assunzione di qualche responsabilità circa il bisogno identificato e l’impegno di rispondervi;
- “il prestare cura” (care – giving): il soddisfacimento diretto dei bisogni di cura che richiede una presa di contatto tra i diversi soggetti;
- “il ricevere cura” (care – receiving): è la fase finale del processo in cui il destinatario della cura risponderà alla cura che riceve e si potrà verificare l’effettiva soddisfazione dei bisogni. (8)
La pratica della cura richiama, conseguentemente, quattro elementi fondamentali da un punto di vista della teoria morale: l’attenzione, la responsabilità, la competenza e la responsività, elementi indispensabili anche per una concreta ed efficace azione educativa, capace di rispondere alle esigenze della comunità scolastica.
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Note
- Ricoeur, Finitude et culpabilité, Paris, 1961. Cfr. anche W. T. Reich, Prendersi cura dei vulnerabili: il punto di incontro tra etica secolare ed etica religiosa nel mondo pluralistico, p. 82. In Annali di Studi religiosi, 3, 2002, Centro per le Scienze Religiose, Trento
- Cfr, Ivi, p. 83
- Cfr https://percorsiconibambini.it/relazioniacatena/2019/10/21/welfare-di-comunita-analisi-significati-contestualizzazione/
- Comitato Nazionale per la Bioetica, Vulnerabilità e cura nel Welfare di comunità. il ruolo dello spazio etico per un dibattito pubblico, 10 dicembre 2021 pag.15
- Sondaggio svolto dagli alunni Lisi Filippo, Sall Soukeye Liliana, Sciutto Martinadella classe 4°B, indirizzo delle Scienze Umane, Liceo P. Gobetti, Genova
- L L’agenda 2030 è “ Il frutto delle conferenze ONU per lo sviluppo sostenibile tenutesi nel 1992, 2002, 2012 e gli obiettivi di sviluppo del Millennio scaduti alla fine del 2015. L’Agenda 2030 rappresenta il nuovo quadro di riferimento globale per l’impegno nazionale e internazionale teso a trovare soluzioni comuni alle grandi sfide del pianeta, quali l’estrema povertà, i cambiamenti climatici, il degrado dell’ambiente e le crisi sanitarie. L’Agenda 2030 vale per tutti i Paesi, al Nord come al Sud, e pone una serie di priorità per lo sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030”. Cfrw ww.eda.admin.ch/agenda2030/it/home/agenda-2030/globaler-kompass-fuer-nachhaltige-Entwicklung.html
- Ibidem
- [1]J. C. Tronto, Moral Boundaries. A political argument for an Ethic of Care, Routlrdge, Chapman and Hall, 1993. Trad. it. Conifni morali – un argomento politico per l’etica della cura, Edizioni Diabasis, Reggio Emilia, 2006, pp. 121-123.
Monica Toraldo di Francia : Verso un Welfare di Comunità
In questo mio intervento, necessariamente molto schematico, dopo aver ricordato il drammatico tributo pagato dalla popolazione più anziana all’emergenza sanitaria causata dal Covid, prenderò in considerazione le consonanze esistenti fra il parere del CNB su Vulnerabilità e cura e le Missioni 5 e 6 del PNRR per quanto attiene alla realizzazione della rete dei servizi socio-sanitari di prossimità. Nella conclusione vorrei invece accennare al ruolo che potrebbe svolgere lo ‘spazio etico’ nel conseguimento delle finalità perseguite dalle due Missioni.
Verso un Welfare di Comunità
L’emergenza pandemica se da un lato ha portato allo scoperto le carenze del nostro SSN, specie per quanto riguarda la capacità di fornire adeguati servizi socio-sanitari sul territorio, dall’altro ha messo in evidenza non solo la nostra reciproca ontologica dipendenza, ma anche l’accentuarsi di situazioni critiche di disagio non riconducibili “solo alla povertà, all’emarginazione politica e alla discriminazione sociale” (CNB, 10.12.2021). Abbiamo tutti imparato che il virus, in un mondo globalizzato, non conosce confini territoriali, né muri contenitivi; nessun paese è una fortezza e nessuno di noi è invulnerabile, ma ci sono persone e gruppi sociali che in questa emergenza si sono trovate in condizioni molto peggiori di altre e altri per quanto attiene alla possibilità sia di accedere alle risorse sanitarie di prevenzione e cura, sia, per altro verso, di ottemperare alle disposizioni rese necessarie per arginare il contagio.
Dal sondaggio effettuato dall’Osservatorio Futura della CGL, risulta, e non sorprende, che le persone anziane e/o disabili e le persone che vivono da sole (soprattutto donne) sono fra le categorie sociali più colpite dagli effetti del virus. Molto si è scritto su quel che è accaduto nelle residenze sanitarie assistite (RSA)per anziane/i e sull’alto numero di morti verificatesi al loro interno, morti avvenute in solitudine e spesso non piante, quasi si trattasse di‘vite non degne di lutto’(per usare un’espressione di Judith Butler), meri numeri di una statistica giornaliera. E c’è da domandarsi quanto su quell’alto numero di decessi abbiano inciso, oltre ai noti deficit strutturali di molte residenze, le condizioni subite di totale dipendenza da altri, di chiusura e isolamento spaesante sperimentate dagli ospitati. Quanti e quali bisogni sono rimasti inespressi e/o inevasi? Quanti e quali diritti sono stati loro negati (Palma 2021) ?
Non dobbiamo dimenticare che il diritto alla salute, riconosciuto dalla nostra Costituzione come diritto fondamentale della persona, presuppone che per far fronte alle più vistose diseguaglianze nella morbilità e nelle speranze di vita si prendano in considerazione i molti fattori che vi incidono e, congiuntamente, i diversi attori e livelli di responsabilità implicati. Già nel 2005 l'UNESCO aveva dedicato una particolare attenzione alla questione dei determinanti sociali della salute ed evidenziato come lo stato di salute sia sempre dipendente dalla possibilità di usufruire di una molteplicità di risorse dirette e indirette. Fra queste un ruolo di peculiare rilievo è attribuito alle interazioni con i familiari, gli amici, la comunità circostante. La qualità della vita di ognuno è, infatti, strettamente dipendente dagli affetti e dalle relazioni sociali su cui si può contare e la cui carenza può incidere negativamente sulla salute con l’innesco di meccanismi psicologici destabilizzanti quali la depressione, l'ansia, la tendenza a ‘lasciarsi andare’; ma vi incide anche, come rilevato da Amarthya Sen (Sen 2000), il grado di giustizia sociale e di solidarietà che una società è in grado di esprimere e che, come alcuni studi scientifici hanno dimostrato, costituisce un importante fattore di coesione sociale,segnatamente di miglioramento delle aspettative di vita della popolazione.
E’ proprio la consapevolezza della rilevanza di questi fattori nella determinazione della qualità della vita e benessere delle persone che ha condotto il CNB, nel documento Vulnerabilità e cura nel Welfare di comunità, a immaginare nuove modalità di accertamento delle esigenze individuali e delle attese sociali - più vicine ai reali bisogni di ognuno - in una pluralità di ambiti concernenti la ‘salute’e, congiuntamente, a dare una nuova e più ampia declinazione al concetto di solidarietà sociale. Concetto, quest’ultimo, radicato nei primi articoli della nostra Carta costituzionale (art.2 e 3), nei quali l’ethos dei diritti si coniuga con un ethos dei doveri - in vista della riduzione delle diseguaglianze esistenti e degli impedimenti al godimento delle libertà fondamentali- che postula un vincolo di carattere solidaristico fra i cittadini più forte e obbligante di quello costituito dal mero legame funzionale dell'interesse individuale e del reciproco formale riconoscersi come liberi e uguali.
Anche il PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR) sembra muovere da queste esigenze e preoccupazioni nel prefigurare una nuova strategia sanitaria che consideri il SSN come parte di un più ampio sistema di Welfare Comunitario, sempre nell’ottica di un nuovo assetto istituzionale teso alla prevenzione, sia in ambito propriamente sanitario che ambientale e climatico, in linea con l’approccio “One-Health” .
Se consideriamo congiuntamente le Missioni 5 (INCLUSIONE E COESIONE) e 6 (SALUTE) del Piano, in cui si enumerano e spiegano i provvedimenti previsti per l’incremento dell’assistenza domiciliare e per il rafforzamento dei servizi socio-sanitari di prossimità, si coglie come tali provvedimenti prefigurino una nuova forma di assistenza personalizzata per le persone disabili e anziane non autosufficienti, focalizzata su bisogni specifici e finalizzata a consentire una qualità di vita dignitosa insieme al recupero della maggiore autonomia possibile. Come evidenziato già in passato da Bernard Williams (Bernard Williams 1973), la capacità di ‘autonomia’(intesa anche come consapevolezza delle proprie libertà e diritti)non è qualcosa di dato a priori, né è priva di gradi; questa capacità è in larga misura dipendente dall’azione della società e dell’ambiente particolare, relazionale e affettivo, in cui gli individui si trovano inseriti. La condizione di vulnerabilità situazionale, dovuta alla disabilità, all’età, alla perdita dell’autosufficienza e all’istituzionalizzazione, può sempre convertire gli ‘agenti morali’ in ‘pazienti morali’ (Sen 2000), in tutto dipendenti dalle decisioni e dalla benevolenza altrui. Ed è con questa consapevolezza che la nuova visione ‘del prendersi cura’ - informante anche la Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della società (Paglia 2021) – viene a includere fra i suoi obiettivi prioritari la formazione di un personale sanitario che sappia far proprio l’impegno a sostenere-ripristinare nella relazione terapeutica, nella misura del possibile, la capacità di autodeterminazione di chi si trova in condizione maggior fragilità.
Cardini generali del progetto di Riforma socio-sanitaria del Piano sono la semplificazione dei percorsi di accesso alle prestazioni e una presa in carico multidimensionale ed integrata della persona, ossia un’assistenza continua e diversificata sulla base dello stato di salute individuale, da realizzare rafforzando le prestazioni erogate sul territorio. A tal fine è previsto il potenziamento e la creazione di strutture e presidi territoriali come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità. Le Case della Comunità, che dovrebbero diventare lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi territoriali, si prospettano come strutture fisiche in cui operano team multiprofessionali e al cui interno dovrebbero essere ospitati anche servizi psicologico-sociali variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità interessata. Si pensa, infatti, che la presenza continuativa di tali professionalità nelle Case della Comunità non solo possa rafforzare il ruolo dei servizi sociali territoriali, ma agevoli anche una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale intermedia. Quest’ultima è demandata agli Ospedali di Comunità, ovvero a strutture sanitarie della rete territoriale a ricovero breve, destinate a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e degenze di breve durata. Per quanto riguarda il futuro delle RSA è prevista invece una progressiva riconversione con il loro inserimento nel ‘continuum assistenziale’e l’incremento del sostegno all’abitare e alla vita indipendente,così da contrastare preventivamente l’isolamento domestico e il ricovero improprio in strutture istituzionalizzanti delle persone anziane. Si pensa pertanto di promuovere nuove formule abitative, ispirate al concetto-valore dell’assistenza reciproca, quali l’independent living, l’assisted living, il co-housing; tutte soluzioni, che pur consentendo alle persone bisognose di assistenza di mantenere una propria vita autonoma, permetterebbero di godere dei vantaggi della vita comunitaria, in appartamenti attrezzati, con un sistema di gestione del quotidiano condiviso e alcuni servizi socio-sanitari garantiti.
Già questi accenni ai punti salienti delle Missioni 5 e 6 del Piano permettono di comprendere l’importanza del ruolo che potrebbero svolgere gli ‘spazi etici’, qualora fossero realizzati sia a livello di quartieri che delle nuove strutture socio-sanitarie, come spazi informali di ascolto e di confronto con le persone in situazioni di bisogno e vulnerabilità e, se possibile, coi loro familiari; si potrebbe anche pensare all’apertura di uno spazio pubblico in cui coinvolgere nella discussione-progettazione della Riforma – che comporta un cambiamento di mentalità per ridare dignità e valore alla vecchiaia (Stefano Cecconi 2021) - le molteplici comunità territoriali di riferimento. Un altro effetto positivo potrebbe poi essere quello di aiutare i diversi operatori sanitari a esaminare criticamente, nel confronto e dialogo coi propri assistiti, le contrastanti emozioni che il lavoro di ‘cura’ e la sua routine possono suscitare e che possono essere d’ostacolo all’esplicarsi di quel sentimento di ‘compassione’necessario allo stabilirsi di una giusta alleanza terapeutica pur nell’asimmetria delle posizioni (Elena Pulcini 2020).
Bibliografia
CNB, Vulnerabilità e cura nel welfare di comunità. Il ruolo dello spazio etico per un dibattito pubblico, 10.12.2021
ButlerJudith (2004), Precarious life. The powers of mourning and violence, Verso 2004, tr. it. Vite precarie Contro l’uso della violenza in risposta al lutto collettivo, Meltemi 2004
Cecconi Stefano, Anziani: diritti e libertà nella crisi Covid e oltre. Come lepersone hanno diritto di vivere la loro vecchiaia,in‘SOS Sanità’, 30.07.2021
Paglia Vincenzo, Il prezzo della pandemia. Parla monsignor Paglia, Commento dell’arcivescovo Paglia (responsabile della Commissione di studio sulla riforma dell’assistenza agli anziani) dei risultati dell’Osservatorio Futura della Cgil sugli effetti sociali del virus https://www.vincenzopaglia.it/index.php/il-prezzo-della-pandemia-parla-monsignor-paglia.html
Id, Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della società,2021. La Carta, elaborata dalla Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana,è stata poi presentata al presidente Draghi ottenendo il sostegno del Governo . Il documento, che ha come obiettivo quello di aiutare le persone anziane a conoscere i loro diritti e di indicare i doveri di coloro che entrano in relazione con loro, si compone di tre sezioni. La prima è dedicata al “rispetto della dignità della persona anche nella terza età” e ne elenca i diritti. La seconda tratta il tema di “un'assistenza responsabile” ed indica i doveri di medici, operatori sanitari e istituzioni in riferimento ai percorsi di cura e all'assistenza sanitaria, mentre la terza “per una vita attiva di relazione” sottolinea il diritto ad avere una vita sociale e di relazioni.
Palma Mauro Garante nazionale delle persone private della libertà, Relazione al Parlamento 2021 https://www.giustizia.it/giustizia/it/contentview.page?contentId=ART339000&previsiousPage=mg_9_1
Pulcini Elena, Tra cura e giustizia .Le passioni come risorsa sociale, Bollati Boringhieri 2020, cap 4 Le passioni della cura: per una buona cura. Pulcini argomenta la necessità di coltivare la qualità etica delle nostre emozioni così da farne una componente essenziale della sfera morale e, in questo senso parla di ‘paideia’ delle emozioni’: un prendersi cura delle proprie emozioni attraverso un processo attivo di educazione-trasformazione delle stesse.
Sen Amartya (1992), Inequality Reexamined , Oxford Univ. Press; tr. it. La disuguaglianza: Un riesame critico, Il Mulino 1994
Id.(2000), Development as Freedom, A.Knopf, New York, trad. it. Lo sviluppo è libertà, Mondadori 2001
Terenzi Vittoria, I diritti degli anziani e i doveri della società, in‘Città Nuova’, 2.09.2021
UNESCO – Conferenza Generale Dichiarazione universale sulla Bioetica ed i Diritti Umani, Parigi15 ottobre 2005
Williams Bernard (1973) Whath is Equality?, in Id Problems of the self, Cambridge Univ. Press 1973, tr. it. Problemi dell'io, Mondadori 1990
Insieme si vive meglio: condivisione e cura nei progetti di cohousing
di Alessandra Fabbri
La nostra comune, vulnerabile, umanità presuppone la cura verso se stessi e verso gli altri, in questa nostra “ comunità di destino” con gli altri esseri viventi. Cosa significa “Curare?”
Il termine cura da un punto di vista semantico implica qualcosa di più di un semplice interesse o desiderio passeggero; presuppone l’accettazione di qualche onere. Nella lingua italiana il termine cura ha diversi significati:
Impegno assiduo e diligente nel perseguire un proposito o nel praticare un’attività, nel provvedere a qualcuno o qualcosa […]: 2 riguardo, attenzione: 3 l’oggetto delle proprie attenzioni e del proprio impegno […]: 4 il complesso dei mezzi terapeutici e delle prescrizioni mediche relative a particolari malattie o a stati morbosi generali: 5 l’opera prestata dal medico per guarire un ammalato: 6 il ministero del sacerdote: cura delle anime, onde anche l’insieme dei fedeli affidati al parroco oppure la casa parrocchiale con la chiesa. 7 Arc. Amministrare la cura del patrimonio, dell’erario anche governo. 8 lett. Pensiero molesto o tormentoso, affanno, angoscia (per lo più al plurale) (1)
Nella lingua inglese questi significati rimandano a due differenti termini “Cure” e “Care”:
Cure: relieve (a person or animal) of the symptoms of a disease or condition: eliminate (a disease or condition) with medical treatment; solve (a problem); 2 preserve (meat, fish, tobacco, or an animal skin) by salting, drying, or smoking: (as adjective, in combination -cured); harden (rubber, plastic, concrete, etc.) after manufacture by a chemical process such as vulcanization; noun: a substance or treatment that cures a disease or condition; [mass noun] restoration to health; a solution to a problem; 2 [mass noun] the process of curing rubber, plastic, or other material; […]
Care: the provision of what is necessary for the health, welfare, maintenance, and protection of someone or something: serious attention or consideration applied to doing something correctly or to avoid damage or risk: he planned his departure with great care; [count noun] an object of concern or attention; [count noun] a feeling of or occasion for anxiety (2)
“Cure” prevede una serie di rimedi atti a riportare alla normalità l’organo o gli organi malati”
il prendersi cura si può definire come preoccupazione per la sorte di un altro essere sorretta da una conoscenza, la più appropriata possibile, della sua realtà, della situazione in cui vive, delle sue esperienze e dei suoi bisogni. In tal senso, l’etica della cura, al cui centro è il principio guida della connessione, mette in discussione il presupposto di separazione, che secondo Gilligan è sotteso all’idea di diritto (3).
In un’epoca dominata da una politica che potremmo definire “dell’emergenza”, che si preoccupa di porre frettolosi rimedi ai problemi sociali anziché costruire risposte che vadano alla radice degli stessi, in un’epoca chiaramente di crisi e di perdita del senso di responsabilità verso gli altri e verso se stessi, la cura, intesa come etica della care, appare come una modalità per dare considerazione alla persona sia nella sua dimensione individuale che in quella sociale.
L’obiettivo del ben-essere è assai più complicato di quello che appare nell’uso (o abuso) tanto comune oggi: attraverso le lenti della cura si può vedere un insieme di significati e di pratiche che si ispirano a questo scopo. Una dimensione di ben-essere, e conseguentemente di ben-vivere, che ritengo sia il fine del ben-essere, rimanda ad una serie di questioni ulteriori. Chi decide cosa sia il benessere? E chi sceglie come realizzarlo? (4)
In questa prospettiva strumenti importanti (come una metodologia di analisi e azione) vengono forniti dall’etica della care e, più in particolare, dalla versione politica della care, sviluppata da Joan Tronto.
La Tronto intraprende una riflessione attenta per costruire una nuova etica “situazionale”, capace di riconoscere i sentimenti morali, inclusione e simpatia, e, riflettendo sui bisogni, ribadisce la stretta relazione tra democrazia, mercato e cura.
La Cura, sottolinea Tronto, è un processo che solitamente è affidato alle donne, specialmente a quelle che si trovano in posizioni di svantaggio economico e sociale: «caring activities are devalued, underpaid and disproportionately occupied by the relatively powerless in society» .(5)
Al fine di realizzare il necessario e grande cambiamento nei termini e negli schemi dell’attuale assetto politico, Tronto propone di utilizzare gli strumenti propri dell’etica della cura, che favorisce una distribuzione delle risorse più equa e soprattutto l’inclusione di tutti gli attori sociali, comprese le categorie tradizionalmente escluse.
La cohousing è un’applicazione del prendersi cura: essa nasce nasce negli anni ’60 in Danimarca, Successivamente si è diffusa soprattutto in Svezia, Norvegia, Olanda, Inghilterra, Germania, Francia, USA, Canada, Australia, Giappone.
Nei progetti di cohousing i residenti condividono spazi e mezzi; questo incentiva il processo di mutuo-aiuto e socializzazione tra gli individui stessi.
Il modello di cohusing si basa sull’interazione: favorisce il mantenimento dell’autonomia, attraverso lo svolgimento delle attività quotidiane di cura della casa e della propria persona ma è un’autonomia che ha il suo punto di forza nelle relazione; non c’è solitudine ma condivisione. Questo tipo di progetto è adatto non solo agli anziani ma a tutti coloro che si trovano in stato di particolare vulnerabilità, come persone con disabilità, uomini e donne soli o giovani in condizione di svantaggio economico
Ogni progetto di cohousing ha le proprie caratteristiche ma ci sono alcuni punti di comuni fra le diverse esperienze:
- Progettazione partecipata: questa fase è fondamentale in quanto tra i cohouser si formano legami utili a favorire socialità e collaborazione, creando così un ambiente ottimale per la cura degli anziani e la crescita dei bambini;
- Vicinato elettivo: grazie alla progettazione partecipata sarà possibile conoscere sin da subito i vicini di casa, così da poter contribuire alla realizzazione del progetto comune;
- Spazi e servizi condivisi: condivisione di spazi e servizi è il valore aggiunto che il cohousing porta alla quotidianità di ogni individuo, in questo modo si crea una estesa rete sociale di tipo solidale tra i vari membri;
- Benefici economici: Dalla condivisione di spazi e servizi si genera un risparmio di risorse che, inevitabilmente, andranno ad impattare sui costi di ogni singolo cohousers. (6)
L’Olanda è il paese che ha contribuito maggiormente alla nascita e allo sviluppo di progetti di cohousing. In particolare progetti che prevedono la coabitazione di giovani ed anziani, che condividono gli stessi spazi per diminuire le spese e i consumi ma anche per allontanare la solitudine, dando spazio ad una esperienza di comunità.
Il cohousing si è diffuso anche in Italia, dove ci sono alcuni progetti interessanti, che prevedono la coabitazione tra giovani e anziani
Casa alla Vela - Il progetto, ideato dalla cooperativa sociale Sad (7), partito nel febbraio 2014, coinvolge 5 anziane e 6 studenti universitari. La coabitazione avviene in una struttura composta da tre appartamenti, una terrazza e un giardino: gli studenti abitano all’ultimo piano mentre alle signore sono riservate i due appartamenti rimanenti (“L’anziano che condivide spazi comuni – dichiara a ilfattoquotidiano.it la presidente di Sad, Daniela Bottura – è costretto a mettersi in gioco e a confrontarsi con il mondo dei giovani: questo è molto importante perché gli impedisce di chiudersi in se stesso”).
La casa è seguita da assistenti familiari e volontari che danno il loro sostegno, ad esempio, “per attività ricreative, uscite, cura dell’orto comune, spesa a domicilio”. Gli studenti organizzano spesso le feste di compleanno delle anziane e le aiutano nella cura dell’orto.
A sottolineare l’importanza del progetto è stata anche una pubblicazione della Commissione economica per l‘Europa della Nazioni Unite: Casa alla Vela è stata infatti inserita tra le 11 buone pratiche a livello europeo nel settore delle politiche sociali. (8)
La convivenza è attiva: ognuno fa la propria parte in casa: aiuto reciproco, solidarietà, risparmi e decrescita dei consumi: è proprio per questo che l’assessore provinciale Donata Borgonovo Re ha parlato di Casa alla Vela come esempio di “piccola rivoluzione culturale”. Gli stessi vertici di Sad al momento dell’inaugurazione sottolinearono inoltre come Casa alla Vela potesse permettere importanti risparmi di risorse pubbliche: “25mila euro all’anno per anziano, quindi 125mila euro in totale in termini di ritardo nell’inserimento in cliniche o in rsa”.
Homefull - Il progetto-pilota finanziato dalla Regione Lazio ha come protagonisti anziani e giovani migranti: i primi accolgono i secondi nelle proprie case.
L’ obiettivo – spiegano i responsabili – è “coniugare le necessità degli anziani in condizione di solitudine e quelle dei giovani migranti giunti in Italia privi di una rete familiare e in carico ai servizi sociali comunali”. L’iniziativa, realizzata dalla cooperativa sociale “Programma Integra” (9) in partnership con Meta onlus (10), è indirizzata a anziani residenti a Roma e migranti con regolare permesso di soggiorno: “Il progetto – si legge sul sito di Programma Integra – prevede un rimborso spese mensile per l’anziano che ospiterà il giovane migrante e un contributo di frequenza per i giovani migranti che accederanno alla formazione”.
Una settantina i migranti (tutti tra i 19 e i 30 anni, provenienti soprattutto da Mali, Afghanistan, Gambia, Nigeria, Ghana, Bangladesh e Mauritania) si sono dimostrati interessati all’iniziativa. (11)
Quella della coabitazione è una realtà in espansione che permette di affrontare le spese e la solitudine, prendendosi cura di noi stessi, dell’altro e dell’ambiente, grazie alla riduzione dei consumi
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Note
- Cfr. L. Serianni, M. Trifone, a cura di, Il Devoto-Oli, Vocabolario della lingua italiana, Mondadori, Milano, 2011
- Cfr. Oxford Dictionary, Online Products, Oxford University Press, Great Clarendon Street Oxford OX2 6DP, United Kingdom, 2011
- L. Battaglia, La voce femminile in bioetica. Pensiero della differenza ed etica della cura. In S. Rodotà, a cura di, Questioni di bioetica, Laterza, Roma-Bari, p. 256
- Per ulteriore approfondimento, si rimanda a J.A.White, Democracy, Justice, and the Welfare State. Reconstructing Public Care, Pennsylvania, The Pennsylvania State University Press, 2000, in particolare pp. 123-173. “An important political impetus for bringing justice and care together can be understood in terms of the question, Who has the authority to define needs for whom? The literature on paternalism offers some insight into the conventional approach to this question. But this approach begins by considering the problem of authority in the abstract – as a merely epistemological one. Justified intervention is intervention that would be condoned by the idealized paternalist, the paternalist with perfect information” p. 155. Cfr. anche Premessa di Federica Pennino e Lectio Magistralis di Joan C. Tronto – Sintesi. In Potere Negato - approcci di genere al tema delle disuguaglianze, Aracne, Roma, 2014.
- Ibidem, p.113. Qui si sottolinea, in particolare, come siano “svalutate” e sottopagate le azioni di cura, tradizionalmente associate, come ruoli, alle figure femminili o alle persone di colore (pensando, nel testo, agli Stati Uniti d'America).
6. Cfr , M. Blanco, cohousing: una soluzione ai problemi dell’invecchiamento? https://Cohousing: una soluzione ai problemi dell'invecchiamento? - Coach Familiare
- Sad, è una società cooperativa sociale, nata nel 1990 che offre servizi di cura e aiuto alla persona, in convenzione con enti pubblici e privati
- Nel 2015 il progetto “Casa alla Vela” è stato menzionato in una pubblicazione della United Nations Economic Commision for Europe (UNECE, 2015) tra le migliori 11 buone prassi europee nel campo delle politiche sociali e, nello specifico, tra le strategie di cura innovative per la popolazione anziana.
- Programma integra è un’impresa sociale il cui scopo è contribuire al benessere e allo sviluppo di una comunità inclusiva attraverso l’attivazione di interventi e servizi in ambito sociale, educativo e psicologico. Cfr. Progetto Homefull: al via i percorsi di cohousing tra giovani migranti e anziani romani - Programma integra
- Mèta è una cooperativa sociale onlus nata nel 1999. Mèta organizza, progetta, svolge percorsi formativi sui temi della cittadinanza consapevole, della sostenibilità ambientale e della solidarietà sociale. Propone iniziative di animazione sociale e promozione culturale. ttps://www.metaonlus.com