L’etica del pensiero complesso: come“lavorare a pensare bene”?
Professore Associato di Filosofia politica, attualmente insegna Filosofia Politica e interculturalità presso la Laurea a Magistrale di Studi politici internazionali, ed Etica pubblica e governance europea presso la Laurea Magistrale di Scienze delle Amministrazioni, della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Teramo. Nel 2017 ha conseguito l’idoneità nazionale a Professore Ordinario di Filosofia politica. È Delegata del Rettore per le Pari Opportunità e per la Formazione alla legalità, Coordinatore scientifico della “Scuola di legalità” dell’Università di Teramo, Presidente dell’Istituto Italiano di Bioetica, sez. Abruzzo e Direttrice del Centro Ricerche di Iconologia, Simbolica politica e del Sacro (C.R.I.SI.S.) dell’Università di Teramo.
Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo: Bene comune e beni comuni nel nostro tempo: continuità o frattura? Profili scientifici interdisciplinari, Aracne, Roma,2017; La partecipazione (im)possibile? La democrazia e i suoi percorsi evolutivi, a cura di C. Di Marco, F. Ricci, Giappichelli, Torino, 2015; F. Ricci, G. Sorgi (a cura di), Miti del potere. Potere senza miti. Simbolica e critica della politica tra modernità e postmodernità, Mimesis, Milano, 2013; T. Serra, F. Ricci, Le afasie della politica. Achille e la tartaruga, FrancoAngeli, Milano, 2013;F. Ricci, I corpi infranti. Tracce e intersezioni simboliche tra etica e politica, Nuova Cultura, Roma, 2013; I linguaggi del potere. Costruttori di significato, distruttori di senso, Giappichelli, Torino, 2003.
Intervento
I processi politico-sociali ed economico-produttivi in atto hanno reso le persone malate di insicurezza, corrose dal senso di insufficienza e dalla percezione di una precarietà dell’esistenza da cui ci si vuol salvare. Il ricorso ad un seplificazionismo deresponsabilizzante è in un certo senso la risposta alla crescente complessità dei sistemi, dei fenomeni, dei piani di esistenza e di sopravvivenza dell’ambiente e del pianeta. La possibilità di pensare, e quindi di costruire, il futuro è avvertita anch’essa come un terreno minato dalla precarietà e da un senso di incertezza percepita come limitazione sterile, come rassegnata accettazione o con una rivolta narcisista e talvolta autodistruttiva.Ma proprio questa nuova condizione di crescente approssimazione, incompiutezza e indeterminatezza, è la sfida della complessità che si offre a noi non come destabilizzazione sterile e mero decostruzionismo, ma come opportunità e risorsa di consapevolezza e di conoscenza, di se stessi e della sempre più urgente assunzione di corresponsabilità (dunque, in una stringente dimensione relazionale) verso ogni forma di vita, in particolare come urgenza di custodia e preservazione delle marginalità. Esemplare, a tal proposito, è l’opera di Edgar Morin secondo il quale ogni limite, della conoscenza come della libertà umana, apre, è apertura, guado tra epistemologia e antropologia. Incertezza e contraddizione possono dunque trasformarsi in un guadagno etico, in un allargamento dell’orizzonte e dunque della fedeltà ad un impegno che accetta di riformularsi e riadeguarsi ai cambiamenti e alle istanze più profonde di un pensiero e di un pianeta in continua evoluzione.