A cura di Tiziana Bartolini

Intervista a Paolo Donadoni, primo cittadino e sensibile all’importanza del contributo della bioetica

Il Sindaco di Santa Margherita Ligure, Paolo Donadoni, ha creduto nel progetto del Festival di Bioetica  e ha fatto in modo che fin dal 2017 fosse la prestigiosa sede di Villa Durazzo ad ospitare gli incontri diurni di tutte le edizioni del Festival, giunto alla quarta edizione (27 e 28 agosto 2020).

Quest'anno le serate si terranno presso l’Anfiteatro Bindi e si preannunciano, come del resto tutto il programma nonostante gli inevitabili tagli apportati a causa della pandemia, ricche di stimoli. Intervistiamo il primo cittadino di una realtà che si appresta ad accogliere il Festival, come ogni anno, con grande attenzione e rispetto.

Sindaco Donadoni, neppure il Covid-19 riesce a fermarvi! Rinnovare l'ospitalità al Festival di Bioetica non era scontato, ed ecco arrivare la quarta edizione. Quali difficoltà avete dovuto affrontare come amministrazione comunale?  

Abbiamo posto grande impegno, insieme alla Polizia Locale e alle altre Forze dell’Ordine, per verificare il rispetto della normativa anti Covid-19 nell’interesse dei cittadini sammargheritesi e della collettività tutta. Il territorio ha risposto molto bene e infatti Santa Margherita Ligure ormai da tempo non presenta contagiati. Abbiamo però intensificato i controlli proprio durante la stagione estiva proprio perché sappiamo che durante questo periodo passiamo da 9 mila abitanti a circa 30 mila e che molti di quelli che arrivano nella nostra città provengono da regioni in cui si sono registrati i numeri maggiori di casi di contagi. Quindi per noi questo è un frangente importante, che richiede grande attenzione, per vivere la città con serenità ma anche con prudenza.

Il tema della “Cura”, su cui ruota questa edizione del Festival, ha come focus di riferimento la pandemia. Che tipo di contributo si aspetta la comunità che lei rappresenta? Da Sindaco, con quali problemi (anche inaspettati) oltre a quelli organizzativi e sanitari, si è confrontato e si sta confrontando?

Sicuramente il primo tema delicato è quello dell’incertezza. La pandemia, riguardando una malattia nuova, sulla quale non esistevano né informazioni né tanto meno cure, ha rappresentato un motivo di incertezza generalizzata. L’incertezza ha innescato la paura; la paura individuale di contrarre la malattia, la paura collettiva - sociale, sanitaria, politica - di non essere in grado di far fronte a qualcosa di pericoloso e di sconosciuto. Incertezza e paura sono dunque i due temi cardine suscitati a livello internazionale dalla pandemia. Questi temi sono vissuti a livello mondiale ma a cascata sono declinati nelle comunità locali.

E per affrontare questi temi l’Amministrazione ha cercato di mostrare un comportamento equilibrato, privo di allarmismi, ma attento e puntuale nell’intervenire sul territorio e nel garantire quelle che erano le condizioni ritenute di salvaguardia per la salute della collettività come ad esempio l’attento monitoraggio del territorio, le frequenti disinfezioni, la costante verifica del rispetto della normativa, l’emanazione delle ordinanze del Sindaco che fossero a vantaggio della corretta gestione degli spazi pubblici e degli accessi agli esercizi commerciali e della mobilità territoriale.

Uscendo per un momento dal suo ruolo di amministratore e dalle grandi responsabilità che ne derivano, in quanto giovane uomo quali sono le sue preoccupazioni per il futuro e che contributo pensa possano portare le riflessioni filosofiche ispirate ai tanti campi che attraversano la bioetica?

A livello personale, ma tanto più come amministratore locale, credo che le riflessioni bioetiche possano rappresentare un patrimonio di idee - che nascono dal confronto, dalla verifica, dal dialogo anche dialettico - a cui attingere per costruire una visione di sviluppo del proprio territorio. La bioetica alimenta prospettive di crescita. I compiti delle persone nella loro vita e degli amministratori nella gestione della collettività, sono per l’appunto saper costruire prospettive di crescita. Queste prospettive di crescita è fondamentale che rimangano legate a una visione umanistica della vita e delle attività del sapiens. Talora si contesta una deriva in epoca contemporanea verso valori economicistici perdendo di vista la radice umanistica della cultura occidentale e penso che la bioetica ci possa riportare a questa nostra radice e che questo percorso sia sicuramente meritevole per riappropriarci del senso progresso, affinché sia un progresso a vantaggio del pianeta e degli umani, per i quali il pianeta rappresenta - ad oggi - l'unica nicchia ecologica.

 

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