Paolo Becchi
Università di Genova
Che strana sensazione, sottile, quasi da “velo impalpabile” in questo mese di agostoduemilaventi. Spaesamento o forse solo un senso pervasivo di smarrimento e di incertezza. Eppure il caldo e l’afa di questi giorni non sono niente di nuovo. È tutto normale. Ma non vi sembra singolare che nessuno silamenti di questo, del caldo da “bollino rosso” intendo? Si continuano a contare i morti da Covid-19 e i contagiati,d’accordo, ma non si dà neppure notizia di coloro che stanno avendodei malori per le alte temperature.
Nessun messaggio viene rivolto agli anziani, invitandoli a non uscire di casa nelle ore più calde o in previsione dell’anticiclone africano. Non si poteva uscire di casa per il virus cinese, ma il caldo africano è un toccasana. A differenza degli anni passati quest’anno il caldo non è un problema sanitario e viene anzi sopportato bene da tutta la popolazione. Lo si ritiene benefico perché il virus non sopravvive ai raggi del sole e dunque ben venga anche la calura estiva. Questo è vero, però è strano che solo in questo mese di agosto duemilaventi non esista l’emergenza del caldo afoso, della siccità, dei danni all’agricoltura, degli incendi boschivi,dei colpi di calore, dei cani abbandonati nelle autostrade. Insomma, di quello che succede normalmente tutte le estati in Italia.
No, oggi l’unica emergenza è quella epidemiologica.Ciò che conta è la vita del virus, quello nostro e quello degli altri. Sì perché se da noi è ancora sotto controllo siamo accerchiati dal nemico. Nemico? Forse ”oscuro oggetto del desiderio”, sì perché ormai si è creata una relazione tormentata di odio e amore tra noi e lui e in fondo, per quanto assurdo possa sembrare, non ne possiamo quasi piùfare ameno. Sono mesi che non parliamo d’altro dalla mattina alla sera, fino alla nausea. Mascherina e guai a toccarsi, ma che dico a sfiorarsi, ma che dico a guardarsi. Potresti infettare il prossimo anche con un incrocio di sguardi.
Che tristezza questo agostoduemilaventi. Non ci sononeppurele tradizionali feste parrocchiali nei paesi, le sagre nei borghi, le fiere locali, niente fuochi di artificio, niente falò in spiaggia e anche le grandi città sono sottotono, vuote e con pochituristi che le animano sembrano delle nature morte.Alla radio non si sentono neppure le solite effimere canzonette estive che rallegravano anche le spiagge di giorno e le discoteche di notte. Tanta polizia in giro per le strade e l’esercito col mitra nelle spiagge, anche se non è previsto alcun attacco terroristico. Bisogna solo alimentare il terrore del contagio, inseguendo un bacio baciato o l’uomosmascherato che distratto entra in un supermercato.
Solo i giovani stimolati dagli ormoni brillanti continuano scatenati a ballare nelle discoteche. La gioventù - si sa – è ebbrezza senza vino. Ma non siamo più ai tempi di Goethe, oggi è tempo di Coronavirus. Ma come, questi spudorati ballano spensierati senza mascherina e strusciandosi un po’? E no e no, non si può. Che irresponsabili questi giovaniche non hanno paura di morire e vogliono vivere! La cultura della morte del governo non ha ancora fatto effetto su di loro. È necessario al più presto intervenire su adolescenti e giovani. Persino qualche psicoanalista sui giornali ha già dato la sua disponibilità per sedute gratuite, estese ancheagli adulti “puberali”.
Ma non basta, ci vuole un Dpcm o almeno l’ordinanza di un Ministro. Con il prolungamento dello stato di emergenza senza emergenza tutto è possibile. E così dopo aver chiuso scuole e università per mesi, era necessario anche chiudere i luoghi estivi della socialità giovanile, discoteche e “locali assimilabili”. Dopo aver criminalizzato “untori” e “negazionisti” era chiaro che toccasse ai giovani. Ma perché allora non approfittare dell’occasione ? Chiusura dei luoghi di divertimento giovanile e al contempo coprifuoco, vietato a tutti uscire dalle 18 di sera alle 6 di mattina senza mascherina. Il virus si diffonde con le tenebre.
E intantoabbiamo superato il ferragosto duemilaventi. Sia che abbiate deciso, nonostante tutto, di partire, sia che abbiate deciso di non farlo, non dimenticate il preservativo anti Covid, la mascherina. Si può di nuovo anche arrivare a Genova. La Superba è ancora una volta“visibile e presente a se stessa”, come lo era per Paul Valery. C’è il ponte ricostruito, ma “il coraggio di vivere, quello, ancora non c’è”. Non è un mese allegro, sereno come dovrebbe essere almeno un mese all’anno, siamo inquieti, angosciati, ci sentiamo fragili, intrappolati, sorvegliati.Afflitti da pensieri cupi, spiamo l’abisso dall’orlo.
Ecco, tutto questo non è normale. Il mese di agosto, per tradizione, in Italia è il mese “sacro” delle ferie e delle vacanze. Tutto si ferma, si stacca dal lavoro, persino il tuo panificio e il verduraio di fiducia staccano, e la sosta è vissuta comela felicità tanto attesa da mesi. C’è finalmente il tempo per divertirsi, riposarsi, svagarsi, annoiarsi,innamorarsi e cazzeggiare. Tempo libero per stare più in famiglia e con gli amici di fronte ad una grigliata e ad un bicchiere di vino, tempo libero anche per cercare “un centro di gravità permanente”, partendo dalla lettura di un buon libro. Tutto si ferma, si stacca dal lavoro, e già ma questo è l’anno in cui siamo già stati fermi abbastanza, immobilizzati, chiusi in casa a lavorare “da remoto” e con l’autocertificazione per uscire in casi eccezionali.
Ne abbiamo passate tante in questi mesi di clausura, ci sarebbe proprio bisognodi un po’di ottimismo, di buon umore, di gioia di vivere, invece restiamo dominati dalle “passioni tristi” che ci portano a rinchiuderci in noi stessi e a vivere il rapporto col prossimo come una minaccia, l’altro come il potenziale infetto, con l’attesa quotidiana del bollettino dei morti che - per fortuna - non ci sono, ma che ci saranno di sicuro tra poche settimane, e del numero dei contagiati - peraltro in larga parte sani - che ogni giorno che passa sembra invece essere sempre più fuori controllo. Potenza dei numeri e del pensiero calcolante. E noi succubi e inermi di fronte a numeri che non dicono niente.
E ora la nuova ordinanza, resasi necessaria - si dice - per evitare un nuovo lockdown. La paura del lockdown sostituisce così la paura del virus. Beninteso, non ci sarà alcun lockdown totale - sarebbe il colpo di grazia che nessuno vuole - basta astutamente minacciarlo per costruire la nuova narrazione dell’emergenza intorno al pericolo di una nuova micidiale chiusura, che alla fine non ci sarà proprio per merito del governo dell’ansia permanente che lo ha anticipato. Il governo ha bisogno di uomini impauriti sottomessi per mantenere il potere, e gli uomini hanno bisogno del governo per giustificare le loro paure e la loro sottomissione.
E così invece di vivere “gelassen”, sereni e tranquilli, abbandonandoci se non a ciò che “è degno di essere pensato”almeno al flusso estivo dei ricordi e godendo delle giornate di sole che il buon Dio ci sta regalando, ci arrovelliamo conquello che, stando agli “esperti“,
succederà tra poche settimane per colpa di una gioventù bruciata che ha l’unica colpa di non smettere di vivere per paura di morire.
Il testo è tratto da un libro di prossima pubblicazione presso Lastarìa Edizioni di Roma.