Questa terra è la mia Terra!
Coltivare la terra con amore e rispetto significa conservare la Terra, nostra casa comune, e tutelare la salute dell’uomo e degli altri esseri viventi
Intervento di Gianfranco Porcile
Introduzione
Woody Guthrie, un cantante folk americano vissuto alcuni decenni fa, intitolò la sua autobiografia “Questa terra è la mia terra!” e dal libro fu tratto un film per la regia di Al Ashby (1976). Abbiamo preso a prestito questo titolo con una piccola modifica (“Questa terra è la mia Terra!”) perché ci consente di riferirci al termine terra nella sua duplice accezione: da una parte la terra nel senso di humus, terreno e dall’altra nel senso di Terra, cioè il nostro Pianeta, la nostra Casa Comune, Gaia. Ovviamente esiste una evidente differenza tra i due significati ma, se ci pensiamo bene, questa differenza non è poi così grande, nel senso che si tratta pur sempre di qualcosa di importante, di fondamentale per la nostra vita.
E’ evidente come il cibo, l’alimentazione in senso lato abbia legami profondi con la terra: agricoltura, ambiente e salute rappresentano un unicum dove ognuno dei tre componenti è strettamente connesso agli altri. E in questo nuovo millennio gli scenari che si aprono sono drammatici e talvolta inquietanti. Si pensi soltanto ad un dato, e cioè al fatto che l’agricoltura oggi consuma il 70% delle risorse idriche del nostro Pianeta: già questo ci fa capire che è necessario un modello sostenibile di produzione del cibo (Piero Bevilacqua, Il cibo e la terra, Donzelli Editore,2018).
L’Italia con la sua tradizione alimentare, con la dieta mediterranea, è oggi all’avanguardia nella lotta alla agricoltura industriale, nella battaglia in difesa della biodiversità, nella produzione di cibo con tecniche biologiche. Si pensi soltanto alla esperienza di Carlo Petrini con la associazione Slow Food (1987) seguita poi da due grandi novità nel 2004: l’iniziativa di Terra Madre, per rilanciare le diverse agricolture locali nel mondo con la partecipazione di contadini e pastori da tutto il mondo, e la nascita della Prima Università di Scienze gastronomiche a Pollenzo, vicino a Bra (Cuneo). (C.Petrini. “Buono, pulito e giusto. Principi di nuova gastronomia”, Ed. Einaudi Torino, 2005.)
Da molti anni è stata approntata la “Piramide Alimentare”, che rappresenta graficamente le quantità dei diversi tipi di cibo che sono consigliabili dal punto di vista dietetico per l’uomo. E’ interessante notare come la “Piramide ambientale”, costruita sulla diversa impronta ecologica delle diverse tipologie di alimenti, sia in un certo senso speculare rispetto alla precedente. I cibi, infatti, che hanno un maggiore impatto sull’ambiente, sono anche quelli di cui l’uomo, se vuole pensare alla sua salute, deve fare un uso moderato. Un unico esempio: il consumo di carne, in particolare quella rossa di origine bovina.
(https://www.ecoistitutorege.org/quaderno-n-1)
Si parla in tal modo di “Doppia Piramide alimentare” (vedi figura).
Il futuro
Giacomo Leopardi aveva a suo tempo descritto lo stato d’animo di tutti gli umani nei confronti della vita: al senso di delusione ed insoddisfazione per la vita passata, cioè quella realmente vissuta, fa da contraltare nell’animo di tutti un senso di speranza e di ottimismo nei confronti della vita futura, cioè quella che non conosciamo ancora. E’ anche ai giorni nostri lo stato d’animo con cui ad ogni Capodanno ci auguriamo reciprocamente “Buon anno!”. Se è sempre positivo guardare al futuro con speranza, è anche vero che la ragione ci dice che non è assolutamente detto che l’anno che deve venire sia migliore di quello che è appena finito. (G.Leopardi. Dialogo di un venditore di Almanacchi e di un Passeggere, 1832).
Ma esiste un modo di immaginare il futuro che non sia basato soltanto sulla fantasia e sulla immaginazione? Proviamo a rispondere.
Ray Bradbury nel 1953 pubblicò un libro di fantascienza in cui, partendo dalla constatazione che in quei primi anni ’50 negli Stati Uniti la gente in generale era presa dalla passione per la TV, da poco entrata nel mercato, con abbandono della abitudine alla lettura, immaginava un futuro in cui i pompieri, oggi diremmo Vigili del fuoco, invece che essere chiamati a spegnere incendi, accorrevano al contrario a bruciare ogni esemplare di libro, essendo assolutamente vietata dalla legge qualsiasi forma di lettura di qualsiasi pubblicazione. Il futuro è nelle nostre mani. Oggi possiamo vedere quanto le previsioni di Bradbury fossero geniali. Ma già nel libro era raccontata la soluzione: alcuni uomini si erano organizzati di nascosto ed avevano imparato a memoria ciascuno un libro intero. (R.Bradbury, Fahrenheit 451, 1953).
Il metodo dell’autore era quello che potremmo definire in un certo senso del “se continua cosi…”.
Forse anche noi potremmo immaginare il nostro futuro con il metodo del “se continua così”. Si tratta quindi di analizzare alcuni comportamenti /accadimenti del presente e immaginare che in futuro ci possa essere una amplificazione, una esagerazione, una esasperazione di questi e andare a vedere quali potrebbero essere le conseguenze, nel bene e nel male. Possiamo fare qualcosa del genere anche sul tema della terra, della alimentazione, della filiera agro-alimentare. In sintesi osservare il presente ed esasperarne un aspetto.
La filiera agroalimentare
Con questo termine intendiamo una accezione omnicomprensiva, che includa anche tutto l’importante settore della zootecnia. La filiera agroalimentare deve essere presa in considerazione in tutti i suoi passaggi, in tutte le sue fasi: produzione, distribuzione, consumo, gestione degli eventuali rifiuti (incluso l’eventuale avvio al compostaggio).
Va subito detto che la filiera agroalimentare così concepita ha interconnessioni reciproche con quasi tutti gli aspetti della vita umana, dal consumo di suolo alla chimica, dall’ambiente agli aspetti sociali, dalla economia alla salute, dai problemi del lavoro alla cultura. Vediamone sinteticamente qualche esempio.
a) La salute dell’uomo dipende strettamente da quanto e come si alimenta (obesità, diabete, ecc.).
b) L’ambiente ne è influenzato in maniera importante: si pensi alle coltivazioni estensive che necessitano di grandi quantità di pesticidi; ben presto la terra non produce più perché non vengono rispettati i cicli biologici e la biodiversità. Si pensi al consumo di acqua (15.000 litri di acqua si consumano per produrre un KG di carne!). A loro volta i cambiamenti climatici influiscono sulla filiera agro-alimentare: siccità, fame, migrazioni,ecc.
c) L’economia è collegata a tutte le fasi della filiera dalla Produzione al Trasporto alla Commercializzazione allo Smaltimento dei rifiuti, senza dimenticare tutto il settore eno-gastronomico con ristorazione,ecc.
d) la Chimica è collegata alla filiera perché la agricoltura non biologica impiega pesticidi e diserbanti, la preparazione dei cibi prevede coloranti e conservanti, la confezione spesso prevede imballaggi di plastica,ecc.
e) Il lavoro è collegato in tutte le fasi: spesso abbiamo distorsioni e sfruttamento (caporalato, braccianti e raccoglitori sottopagati e sfruttati); anche gli stessi agricoltori hanno difficoltà sempre maggiori perché il prezzo dei prodotti viene deciso, al ribasso, dalle grandi catene della grande distribuzione (supermercati,ecc.).
Ma si potrebbe continuare la lista con il Consumo di suolo, gli aspetti sociali,ecc.
Si potrebbe aggiungere che il lavoro della terra, con i suoi ritmi e i suoi riti, con il sudore del contadino che diventa pane e cibo, parla al nostro cuore di spiritualità, suggerisce al nostro pensiero l’esistenza di un essere superiore: la terra vista come Terra Madre, come Gaia, origine della vita sul nostro Pianeta e sembra quasi che si debba elevare una preghiera ad un dio sconosciuto (come diceva John Steinbeck “Al dio sconosciuto” Ed. Mondadori, 1946) di ringraziamento per il miracolo del ciclo della vita che continua.
Un punto importante è quello della relazione con la Cultura. Oggi sappiamo che nei maschi in Italia un alto livello di istruzione corrisponde a 3 anni di aspettativa di vita in più rispetto agli uomini a basso livello di istruzione. Istruzione infatti significa cultura e disponibilità economica: quindi anche un modo migliore di alimentarsi e di bere, oltre che di prendersi meglio cura della propria salute. Alimentazione quindi come fatto culturale. D’altra parte sappiamo che il “Junk food” (cibo spazzatura) è tipico delle classi povere e con basso livello di istruzione: spesso queste non sono affette da magrezza per carenza di calorie, ma al contrario da obesità per eccessivo consumo di cibi ipercalorici (bevande zuccherate, patatine fritte, ecc.) (Atlante Italiano delle disuguaglianze di mortalità per livello di istruzione, Epidemiologia & Prevenzione, Anno 43, n.1, Suppl. 1, gennaio-febbraio 2019).
La battaglia per un cibo sano ha ormai una lunga storia. Ci sembra doveroso a questo punto ricordare gli insegnamenti e l’impegno di un grande ambientalista: Giorgio Nebbia (1926-2019), recentemente scomparso, che era stato docente universitario di Merceologia presso l’Università di Bari. Sue le prime denunce, dal 1972 all’81,con durissimi articoli sul quotidiano “Il Giorno” delle pesanti frodi alimentari relative all’olio di colza, ai coloranti ed altri additivi, all’aggiunta criminale di alcol metilico nel vino, ai nitriti, ormoni e antibiotici nelle carni. Alle sue denunce si affiancarono allora le inchieste dei giornalisti dell’Espresso e i primi interventi dei carabinieri del NAS (Nucleo AntiSofisticazioni). Sembra passato un secolo ma non dobbiamo dimenticare queste coraggiose battaglie, che ebbero il merito di attirare l’attenzione delle autorità e del grosso pubblico sullo scandalo delle sofisticazioni alimentari a mero scopo di lucro.
Può essere interessante far notare il rapporto di reciproca interdipendenza tra un certo tipo di agricoltura e gli allevamenti intensivi di animali, con impoverimento delle risorse naturali e danni chimici all’ambiente, primi fra tutti gli odierni e futuri cambiamenti climatici (surriscaldamento globale del pianeta); d’altra parte questi, con l’aumento della temperatura media mondiale, sono causa di siccità e piogge torrenziali che impediscono le coltivazioni, causando carestie e migrazioni.
Il ruolo dell’uomo
Il ruolo dell’uomo è molto importante. Intanto con corretti stili di vita, tipo una alimentazione con cibi biologici e integrali, concorre al mantenimento del suo stato di salute. In secondo luogo alcuni comportamenti che rispettano l’ambiente sono di seconda battuta motivo di benessere e salute per noi stessi: una alimentazione a Km zero, un uso oculato dell’acqua (del rubinetto è buonissima), cercare di non usare antibiotici negli allevamenti degli animali, non inquinare l’aria e il terreno,ecc. Sarà necessario fare qualche rinuncia: il 20% della popolazione umana consuma l’80% delle risorse e questo non è giusto, ma non è neppure sostenibile per la vita sul nostro Pianeta. Sarà necessaria quella che Fritjof Capra chiama “crescita qualitativa” (Fritjof Capra, Crescita Qualitativa, Edizioni Aboca, 2013)
E’ comunque urgente che il genere umano non guardi più alla filiera agroalimentare con il solo occhio del profitto: “Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo fiume sarà avvelenato, l’ultimo pesce sarà pescato e l’ultimo bisonte sarà cacciato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro” (Toro Seduto, capo pellerossa).
Attualmente assistiamo ad una situazione schizofrenica con un mondo ricco (viene in mente il film “La Grande Abbuffata” di Marco Ferreri,1973), dove predomina una iperalimentazione con malattie tipo ipercolesterolemia, diabete, eccesso ponderale, tumori, ipertensione arteriosa. Dall’altra parte esiste un’altra metà del mondo (in realtà è molto di più di metà) ridotta alla fame, alla malnutrizione, alle malattie da deprivazione, senza acqua potabile: una volta si parlava di Terzo Mondo, poi si parlò di Paesi in via di sviluppo. Oggi sappiamo che questa definizione ottimista non corrisponde al vero: il gap tra paesi ricchi e paesi poveri sta aumentando, la forbice si allarga. Questi Paesi stanno annegando nei debiti che hanno contratto con i paesi sviluppati e sono costretti a vendere, meglio svendere interi pezzi di territorio. Se continuiamo così la siccità, le piogge monsoniche, gli incendi, le devastazioni del territorio aumenteranno con conseguenti migrazioni di massa e sconvolgimento della vita del Pianeta. La speranza è che, di fronte a queste prospettive del tutto realistiche anche se drammatiche, l’uomo inverta la rotta e sappia inventare una alimentazione che non soltanto sia sana per il genere umano e per la Terra, ma sia anche Giusta, cioè che rispetti i diritti civili e sindacali di tutti i lavoratori coinvolti ed i cui frutti siano equamente condivisi tra tutti gli abitanti. Siamo ormai 7 miliardi di viaggiatori sulla astronave Terra e siamo destinati ad aumentare: ma non è necessario aumentare la produzione alimentare globale, è invece indispensabile procedere ad una equa redistribuzione del cibo, evitando gli sprechi e la distruzione di derrate alimentari al mero scopo di mantenere alti i prezzi. Tutti avranno di che sfamarsi e tutti mangeremo cibo sano e genuino: e le spese sanitarie diminuiranno drasticamente. E tutti capiremo finalmente che il “bene-essere” non ha nulla a che vedere con il “bene-avere” della pubblicità e delle multinazionali. Diceva Gandhi: “La Terra ha risorse sufficienti per il bisogno di tutti, ma non per l’avidità di tutti.” (Mahatma Gandhi, Mohandas Karmchand Gandhi).
Che fare?
E’ indispensabile l’impegno di tutti con modifiche sostanziale ai nostri stili di vita. Prima di tutto stili di vita individuali per tutelare la propria salute: lotta al fumo di tabacco, alimentazione corretta, consumo moderato di alcool, lotta alla sedentarietà. Adottare poi stili di vita volti a tutelare l’ambiente in primis, ma che poi si risolvono in un vantaggio di salute anche per l’animale uomo: alimentazione biologica e a Km zero, lotta allo spreco di acqua e all’uso dell’acqua in bottiglia di plastica, battaglia per la biodiversità e in particolare uso limitato degli antibiotici specie negli allevamenti di animali, impiego limitato delle radiazioni ionizzanti (i cosiddetti “raggi”) a scopo diagnostico.
Ma questi stili di vita non sono esaustivi: è necessario un impegno sociale e politico per la sostenibilità e la tutela da fonti di inquinamento esterne (come inceneritori, impianti inquinanti, porti, aeroporti, ecc.)
Conclusione
Oggi il settore della agricoltura e degli allevamenti è fortemente ingiusto, dannoso sia per l’ambiente sia per la salute dell’uomo. Qualche scienziato dice che una nuova estinzione dell’animale uomo è ormai inevitabile. Il mio messaggio è che dobbiamo mobilitarci. Dobbiamo certo sollecitare i nostri politici ad impegnarsi sul fronte della tutela dell’ambiente e del riscaldamento globale. Ma dobbiamo prima di tutto cambiare i nostri comportamenti quotidiani: consumare meno energia, in particolare di origine fossile, risparmiare la risorsa acqua, acquistare cibo sano e possibilmente biologico, eliminare la plastica dalla nostra vita, fare a meno di imballaggi inutili, ecc. Ce la faremo ad evitare l’estinzione? Io non lo so, ma almeno ci avremo provato.
Guardare al futuro vuole dire pensare ai nostri figli e ai figli dei nostri figli. Dobbiamo lasciare la Terra meglio di come l’abbiamo trovata (attualmente stiamo facendo l’opposto). Ricordiamoci sempre che “La Terra non ci è stata lasciata in eredità dai nostri padri. Ci è stata data in prestito dai nostri figli” (antico proverbio dei nativi americani “indiani”).
Gianfranco Porcile, Presidente di Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova
11 Settembre 2019