27 agosto, ore 16.30

Slow Medicine è nata a Torino nel dicembre del 2010 dall’incontro di alcuni professionisti (per lo più medici) che sentivano la medesima esigenza: quella di modificare radicalmente il modo di tutelare la salute e di curare le persone; e di farlo attraverso l’alleanza, fin dai primi momenti, dei medici e degli altri professionisti con i pazienti e i cittadini. Il cambiamento presupponeva un nuovo modo di intendere la medicina: una medicina meno tecnologica, meno prona al mercato, più attenta alla persona e basata sull’approccio sistemico;una medicina rivolta ad assicurare le terapie più efficaci, ma anche capace di affiancare la persona durante l’intero percorso di cura, in modo che il paziente diventi protagonista della sua salute.

Slow Food ha come suo obiettivo quello di un cibo “buono, pulito e giusto”, così nel manifesto di lancio di Slow Medicine abbiamo sintetizzato il nuovo paradigma nelle tre parole “una cura sobria, rispettosa e giusta”. sobria: perché agisce con moderazione, gradualità e senza sprechi e riconosce che fare di più non significa sempre fare meglio; rispettosa: perché attenta alla dignità della persona e al rispetto dei suoi valori; giusta: perché impegnata a garantire cure appropriate per tutti.  Va precisato che il termine “Slow” non è sinonimo di medicina lenta, ma richiama il concetto di medicina riflessiva, ponderata, che lascia il tempo al pensiero, al ragionamento e al giudizio. Attività che oggi sembrano diventate superflue.

Uno dei progetti di Slow Medicine, Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy, è stato lanciato a fine 2012, in analogia all’iniziativa Choosing Wisely in atto negli Stati Uniti. Il progetto si propone di favorire il dialogo dei medici e degli altri professionisti della salute con i pazienti e i cittadini su esami diagnostici, trattamenti e procedure a rischio di inappropriatezza in Italia, per giungere a scelte informate e condivise. La scommessa di Choosing Wisely è quella di cambiare una cultura, sia dei professionisti sia dei cittadini, troppo spesso influenzata da pesanti interessi economici e da diffusi conflitti di interesse, e alimentata da mezzi di comunicazione scarsamente indipendenti. Una cultura che porta a ritenere che essere sottoposti a più indagini diagnostiche e a più trattamenti rappresenti sempre il meglio per ogni persona, e non costituisca invece, in molti casi, un danno oltre che uno spreco. Hanno aderito al progetto, a luglio 2018, più di 40 società scientifiche di medici, farmacisti, infermieri e fisioterapisti, e sono state pubblicate 44 liste di esami e trattamenti a rischio di inappropriatezza in Italia, per un totale di 220 raccomandazioni. Obiettivo del progetto, inserito nella rete di 22 Paesi del movimento Choosing Wisely International, è ora quello di diffondere le raccomandazioni ai professionisti ed ai cittadini e di applicarle nella pratica.

In contrasto rispetto alla progressiva medicalizzazione della società, ai fini del mantenimento della salute e del benessere delle persone hanno fondamentale importanza e vanno promosse,per Slow Medicine,le corrette abitudini di vita di tutti giorni: la pratica di una regolare attività fisica, l’adozione di una sana alimentazione, l’astensione dal fumo, la moderazionenell’assunzione di alcoolici. Secondo la sua visione sistemica, che considera la salute come un equilibrio dinamico risultante dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali e ambientali, non è però sufficiente un approccio individuale ma è necessario prendere in considerazione aspetti più globali e interconnessi, come il contrasto alle disuguaglianze, le reti sociali, la tutela dell’ambiente, le fonti energetiche, le tecniche agricole, la modalità di costruzione delle città, ma anche l’arte, la bellezza e la spiritualità. Multidisciplinarietà, pluralità dei linguaggi, integrazione e connessione dei saperie delle scienze biologiche, umanistiche e sociali sono i nuovi ingredienti e le vere sfide della medicina e della società di oggi, che postulano scenari innovativi e chiedono profonde trasformazioni sia nelle modalità di organizzazione e di gestione delle cure sia nelle scelte politiche e sociali.

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