27 agosto, ore 12.15
Nel corso della sua attività trentennale, RE.TE. - organizzazione non governativa riconosciuta dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale - ha maturato un’importante esperienza nel settore della cooperazione allo sviluppo. Durante questi tre decenni di intenso lavoro abbiamo declinato interventi in aree del mondo dove più forti sono le disuguaglianze sociali e abbiamo modulato le nostre attività per migliorare la qualità della vita delle comunità in Africa, in America Latina, nei Balcani, in Europa e per restituire dignità a quella parte di popolazione che, anche in Italia, vede negati i suoi diritti
fondamentali: al cibo, all’istruzione, all’infanzia, alla salute, a un lavoro degno, alla terra, a esprimere la propria affettività. Abbiamo voluto raccontare i nostri dieci anni di cooperazione a Zenica, in Bosnia Erzegovina, perché quell’esperienzarappresenta l’esempio di come, attraverso lo sforzo comune di istituzioni e il vasto mondo del volontariato, sia possibile sviluppare buone pratiche di cooperazione passando da interventi di emergenza post-bellica alla creazione di strutture all’avanguardia in campo sanitario, mettendo le basi per collaborazioni destinate a durare.
Nelle pagine che seguono, così, raccontiamo di eventi, situazioni, relazioni, incontri, professionalità che offrono una lettura puntuale di cosa sia per noi la “buona cooperazione” finalizzata al raggiungimento di obiettivi concreti e condivisi.
Per questo motivo noi di RE.TE. abbiamo ritenuto doveroso testimoniare del numero straordinariamente grande di persone coinvolte in un percorso d’eccellenza, nel quale il Piemonte e la Bosnia Erzegovina sono state compagne di un lungo viaggio, a oggi non ancora concluso. Un percorso complesso che ha visto la partecipazione di tante professionalità, appassionate e determinate nel conseguimento di un obiettivo comune davvero ambizioso. Era noto fin dai tempi della guerra del 1992-1995 come la Bosnia e il Piemonte fossero strette da un profondo legame. Il Piemonte è stato una delle Regioni italiane che più si è sentita coinvolta nelle tragiche vicende di quell’area del Balcani meridionali e da subito ha voluto contribuire in positivo dando vita a una storia fatta di accoglienza, di gemellaggi e di partenariati, che il mondo del volontariato ha contribuito a costruire con grande slancio.
In questo straordinario percorso si pone anche RE.TE. ONG che, per sua vocazione, in questo lungo percorso ha assunto il ruolo di facilitatore accompagnatore di processi di sviluppo importanti, fungendo spesso da collante tra il Piemonte e la Bosnia, favorendo l’abbattimento delle barriere geografiche e culturali grazie all’esperienza maturata nel Paese in tanti anni di cooperazione e alla convinzione che soltanto una Ong possa dare continuità a un percorso in cui la tutela dei diritti è motore primario del proprio agire. In quest’ottica, la Bosnia Erzegovina è parte irrinunciabile e fondamentale della storia della nostra organizzazione.
Ci piace pensare a questo libro come a un lavoro corale in cui ognuno ha svolto egregiamente la propria parte, intessendo relazioni professionali e umane molto profonde; il tutto nell’ottica di una cooperazione fatta di scambi, di riflessioni comuni, di condivisione di risultati scientifici, ma anche di condivisione di esperienze umane che costituiscono un importante patrimonio per tutti gli attori che in quest’ultimo decennio hanno inteso partecipare a questa sfida in modo appassionato.