27 agosto, ore 11.00
L’etica non nasce con l’uomo, la precede di moltissimo tempo. L’etica fa parte della vita perché proprio dalla vita prende origine. L’uomo, semplicemente, l’analizza e ne fa sistema, dottrina, materia di studio e di perfezionamento. Qual è il campo dove l’etica si sviluppa maggiormente? La medicina.Con Ippocrate, etica e medicina si sposano ufficialmente.
Come mai questo legame così forte e privilegiato? Perché la medicina è la più completa di tutte le scienze. Non in quanto poggia su fondamenta scientifiche solidissime (fisica, chimica, biologia, biochimica…), ma perché è anche umanesimo e perché ogni uomo prima o poi la incontra.
Quindi la medicina non potrà mai eliminare dal suo orizzonte il mondo dei valori. È da quei valori che continua a trarre lo spunto per adottare e indirizzare comportamenti: verso i soggetti malati, verso i suoi protagonisti - medici, infermieri, tecnici… - e verso la collettività. Ed è a quei valori che continua a guardare, oggi con la preoccupazione aggiuntiva - mirabilmente espressa da Gianni Bonadonna nella citazione d’apertura - che possano scomparire.
Ippocrate inaugura la prima grande rivoluzione etico-scientifica: la malattia è un fenomeno naturale, non la voce di dei rabbiosi, vendicativi o solo scherzosi.
Ma dopo di lui l’umanità è percorsa da almeno altre tre grandi rivoluzioni etico-scientifiche, tutte negli ultimi settant’anni.
- La decifrazione del codice genetico, del 1953, apre la porta alla straordinaria avventura della manipolazione tecnologica sul vivente: nasce da lì, in forma di interrogativo morale, la bioetica.
- Sul finire del millennio si assiste al passaggio dal paternalismo iatro-centrico e tecno-centrico alla medicina centrata sul malato: autonomia e autodeterminazione diventano le nuove categorie del diritto e si assiste a una progressiva riduzione dell’asimmetria medico-malato, sapiente-ignorante.
- Dalla medicina centrata sul malato si approda a quella centrata sulla persona malata: i bisogni, le aspettative, i sentimenti e le emozioni di chi soffre entrano di diritto nella cartella clinica. Il buon medico è anche un medico buono, capace di sintonizzarsi con la persona malata attraverso il canale dell’empatia – come ci ha insegnato Umberto Veronesi (La semplice verità è questa: bisogna amare la gente per fare il medico).