FESTIVAL DI BIOETICA 2021 DEPLIANT

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  27 agosto, ore 10.00

La scienza ha un potere eccessivo sulla natura. In sostanza si discute da sempre su un aggettivo relativo (eccessivo) il quale, appunto per questa sua specifica qualità grammaticale, ha bisogno di svolgere il proprio onesto lavoro fra termini messi a confronto e magari rigorosamente definiti in termini metrici. Per meglio dire, la prima questione da mettere in chiaro dovrebbe essere la seguente: quando una certa quantità (il livello dei mezzi tecnici effettivamente utilizzati per intervenire sul mondo naturale) supera (eccede da) una certa soglia? (il momento critico per cui un feedback impazzisce e da negativo si trasforma in positivo distruggendo il sistema che dovrebbe controllare).

Già tentare di specificare un compito di questo genere è impresa titanica; voler poi prendere alla lettera la richiesta di discutere, nell’arco di qualche pagina, quattro millenni di storia intellettuale nel corso dei quali gli uomini hanno messo in discussione i pericoli insiti nel progresso delle scienze e delle tecniche, è un invito ad eludere il problema o a tentare l’impossibile. Potrebbe, allora, valere la pena di tracciare un itinerario dal quale il luogo comune ("la morale sprovvista di favola") della pericolosità dell’eccessivo sapere ritorni ad essere una problematica meritevole di essere discussa. 

Si tratta (e non è cosa da poco) di "passare dal dominio dei luoghi comuni alla regione delle idee". Per far questo è necessario ri-trasformare l’intera questione da asserto ideologico in problema scientifico. Ovviamente, questo non è il punto di partenza, ma quello di arrivo. "Credere al progresso - avvertiva Kafka nei Diari - non significa credere che un progresso vi sia già stato". Il punto di partenza più ragionevole potrebbe essere individuato alle origini stesse della storia della civilizzazione dell’Occidente: la scienza (la conoscenza in grado di garantire la validità o l’efficacia dei propri procedimenti) promette la verità, mentre l’uomo s’attende la felicità, tutto sta vedere se verità e felicità coincidono.

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