28 agosto, ore 12.30
Malgrado le notevoli polemiche sull’argomento del cambiamento climatico le evidenze in favore di un importante ruolo del contributo antropico sono numerose, soprattutto a livello delle emissioni di gas a effetto serra.
Purtroppo, sono anche evidenti i primi effetti del cambio climatico sulla salute umana. Esistono, inoltre, numerose evidenze che testimonierebbero la modalità con la quale il Cambio Climatico alteri anche le manifestazioni cliniche delle malattie allergiche. In primo luogo, si può affermare che le piante producono una maggior quantità di pollini in certe condizioni climatiche mutate. In secondo luogo, vi è qualche evidenza di maggiore allergenicità nei pollini prodotti da alberi esposti a temperature più elevate. L’importanza dell’aumento delle temperature era già stata fatta notare nel 1998 da Hales che rilevò una significativa correlazione tra prevalenza dell’asma e temperature medie. Altri studi che dimostravano un’importanza dei fattori climatici nella prevalenza dell’asma sono stati quelli di Weiland e di Zanolin. Inoltre, molti altri lavori di autori accreditati confermano che la temperatura è l’unico dato che correla significativamente con la fioritura delle piante.
Un nostro studio del 2010 ha fornito dati significativi a favore dell’ipotesi che l’incremento delle temperature atmosferiche comporti un anticipo delle fioriture ed una maggiore esposizione di allergeni pollinici, per i soggetti allergici, con conseguente incremento della prevalenza delle pollinosi. Nell’arco di tempo di circa trent’anni noi abbiamo verificato questi dati sulla popolazione dei nostri pazienti, che affluivano al nostro ambulatorio ospedaliero. In sintesi, nella nostra area, dell’estremo Ponente della Liguria, abbiamo osservato in questi ultimi trent’anni un cambiamento climatico caratterizzato dall’aumento temperature medie, della pressione atmosferica, del numero di ore di sole con conseguente aumentata radiazione globale.
Probabile conseguenza di questo cambiamento climatico era costituito dall’anticipo della fioritura di quasi tutte le specie vegetali considerate. In particolare, abbiamo riscontrato un anticipo delle fioriture di talune specie dell’area Mediterranea, come la Parietaria spp. e l’Olea aeropea che hanno presentato un anticipo, nel corso degli ultimi trent’anni, rispettivamente di 83 giorni e di 46 giorni.
Anche altre specie hanno presentato un discreto anticipo come le Betulacee (27 giorni), le Graminacee (26 giorni) e le Cupressacee (9 giorni di anticipo). Accanto a questo anticipo si è documentato un aumento del periodo totale di giorni di presenze polliniche di queste specie ed altresì un aumento del numero totale dei pollini prodotti nell’arco dell’intero anno. Parallelamente, e come probabile conseguenza di questa aumentata esposizione, si è verificata, nel corso del medesimo periodo di tempo e nei soggetti atopici residenti nella stessa area in cui si è svolto lo studio aerobiologico, un progressivo incremento della prevalenza delle sensibilizzazioni ai medesimi allergeni inalatori correlato soprattutto al progressivo aumento della radiazione globale.
Riteniamo così di poter concludere che le malattie allergiche dell’apparato respiratorio, ed in particolare l’asma, sono patologie complesse, con numerosi fattori causali che interagiscono tra loro. Il cambio climatico peggiora questa complessità. L’aumento della radiazione globale determina un anticipo delle fioriture ed un aumentato periodo di esposizione ai pollini che può causare, nei soggetti atopici, un aumento delle sensibilizzazioni polliniche.