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Intelligenze: uomo, ambiente, animali

Il prossimo festival di Bioetica, giunto all’ottava edizione, sarà dedicato a un tema cruciale al centro del dibattito contemporaneo, Intelligenze, declinato nel consueto percorso: Uomo, ambiente, animali, che consentirà di esplorare i diversi aspetti e le differenti forme e dimensioni di ciò che chiamiamo genericamente intelligenza, intendendo con questo termine, secondo una definizione ormai invalsa, la capacità di risolvere problemi, di adattarsi e di imparare dall’esperienza. Oggi le conoscenze sul funzionamento del cervello sono in rapida accelerazione e in particolare le neuroscienze hanno molto da insegnarci sulle cosiddette ‘intelligenze multiple’ e cioè sulla particolare “miscela di abilità” che caratterizza ogni persona, consentendoci di comprendere le basi dei nostri comportamenti e offrendoci anche la possibilità di modificarli Siamo quindi dinanzi ad una rivoluzione che mira a ridefinire i concetti di mente, identità e libertà e che si estende a molti ambiti dell’esistenza umana nella misura in cui influenza la morale, il diritto e l’economia. Le neurotecnologie, a loro volta, aprono scenari di controllo diffuso, prospettando l’opportunità di potenziarci cognitivamente e moralmente, di modificare i ricordi, di creare cervelli in laboratorio.

Tutto ciò ha bisogno di un’attenta analisi e di una valutazione etica che deve essere condotta in modo interdisciplinare. Per questo la Bioetica è chiamata in causa. Di particolare rilievo risulta, in questo contesto, l’approfondimento del tema straordinariamente complesso dell’intelligenza degli animali sulla base delle conoscenze dell’etologia cognitiva che ci insegna come essa assuma forme molteplici e affascinanti, invitandoci a parlare di ‘altre menti’, dotate di capacità di adattamento al proprio specifico ambiente e in grado di rispondere alle sue sfide. Non solo. Se riteniamo, come talora si suggerisce, che i comportamenti intelligenti siano fondamentalmente soluzioni di problemi potremo interrogarci sull’intelligenza nel mondo vegetale avvalendoci delle acquisizioni della neurobiologia vegetale, la nuova disciplina scientifica che studia le capacità cognitive delle piante.

Si tratterà, ad esempio, di esaminare come esse ricevano i segnali dall’ambiente, rielaborino le informazioni e approntino delle soluzioni in grado di assicurare la propria sopravvivenza. Ci si chiederà ancora se sia possibile, e a quali condizioni, parlare di intelligenza in senso proprio o se sia sufficiente riconoscere nei vegetali capacità, sia pure molto sofisticate, di interazione col proprio ambiente. Il dibattito, di cui si darà conto nella varietà delle posizioni, è molto acceso e resta apertissimo.

Altrettanto importante sarà l’approfondimento delle problematiche legate all’intelligenza artificiale, delle opportunità e dei rischi che essa presenta nei diversi ambiti applicativi. Le tecnologie, i servizi, i prodotti digitali fanno, ormai parte delle nostre vite. Gran parte delle attività umane dalla formazione all'industria, al commercio, alla sanità, alla politica fino a quelle ludiche e di svago fanno ricorso alle nuove tecnologie della comunicazione e, più in generale, all'intelligenza artificiale. Si tratta di una vera e propria trasformazione epocale che comporta, insieme, l'aprirsi di grandi opportunità e nuovi interrogativi e preoccupazioni. Interrogativi relativi al come interagire con dispositivi sempre più raffinati quali i sistemi automatizzati di comunicazione, come abitare mondi virtuali cui tali dispositivi ci consentono di accedere, come definire gli ambienti in un mondo nel quale la tradizionale dicotomia reale-virtuale è venuta meno richiedono una riflessione morale approfondita, innovativa e, sotto molti aspetti da costruire.

Pertanto, comprendere le trasformazioni tecnologiche in atto per gestirle in modo eticamente corretto risulta fondamentale. Infatti, le cosiddette fake news si diffondono con maggiore facilità delle notizie vere, i pericoli di manipolazione delle elezioni democratiche attraverso il web sono reali e l'impatto del digital marketing e di strategie di neuromarketing tese a condizionare le scelte e alterare il mercato costituiscono pericoli reali. In questo quadro, assistiamo a uno sviluppo di tecnologie ad autonomia crescente che pongono seri problemi riguardo a doveri e responsabilità di chi ne fa uso. Emerge l'esigenza di pensare a un'etica che sia centrata sul miglioramento dell'agire umano senza che venga meno la responsabilità e la capacità di controllo sugli sviluppi e gli utilizzi dell'intelligenza artificiale e delle tecnologie a questa connesse.

Ciò è tanto più rilevante in considerazione dell'impatto dell'intelligenza artificiale sul cambiamento climatico e rispetto allo sviluppo sostenibile. La governance della transizione ecologica verso un'economia circolare all'interno di un modello si sviluppo qualitativo, non può che andare di pari passo con la transizione digitale, ma ciò pone almeno due questioni ineludibili: la consapevolezza dei processi in atto da parte dei cittadini sulla base di una effettiva conoscenza del funzionamento, delle potenzialità e dei rischi relativi all' 'intelligenza artificiale; la riduzione e, in prospettiva, l'eliminazione del digital divide sia all'interno dei singoli Paesi sia soprattutto a livello globale. Diversamente le transizioni ecologica e digitale rischiano di essere parziali, limitate e di accentuare le disuguaglianze ingiuste che caratterizzano il nostro mondo.

La Bioetica per la sua natura inter e pluridisciplinare, per la sua attitudine a un approccio sistemico alle emergenze e alle questioni morali attinenti la vita in tutte le sue manifestazioni può, attraverso la sua riflessione, dare un contributo importante affinché le nuove tecnologie informatiche e l'intelligenza artificiale siano effettivamente volte a generare sostenibilità ambientale, economica, sociale e con essa maggior ben-essere.    

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