La bellezza dell’arte nella cura è in grado di comunicare con il Sé di ogni individuo, sia nella salute che nella malattia. L’arte applicata alla cura significa accordo tra Arte e Scienza: capacità di applicare la conoscenza alla cura della malattia.
La bellezza nell’arte si esprime attraverso immagini, suoni, colori, che possono indurre nella persona malata nuove intuizioni, passioni e armonie in un “fluire magico” di sensazioni che possono essere vissute come stimoli, punti di forza per affrontare le sfide che spesso la malattia ci pone.
La “supertecnologia” non basta a risolvere i problemi di salute, a ricomporre un’armonia compromessa.
Anche i luoghi di cura devono essere accoglienti, piacevoli per il malato, per i suoi familiari e per gli operatori sanitari. Devono essere luoghi in cui si possa mantenere la propria singolarità, pur nella fragilità, nello stress lavorativo.
La cura associata all’arte diventa così un mezzo espressivo di libertà, di accesso al cambiamento e alla trasformazione.
Già in alcune realtà ospedaliere vengono utilizzati sia la musica che il ballo, sia immagini artistiche, come ad esempio nella neuroriabilitazione, perché lavorare con l’arte favorisce un maggior slancio emotivo che ci fa identificare, con meno sforzo, nell’azione osservata.
Ed ecco che accanto alle terapie tradizionali, si accostano terapie complementari, come la prescrizione di visite ai musei o a mostre d'arte.
Spesso, piccole variazioni nei pensieri, nelle emozioni, possono essere l’inizio di altri cambiamenti, possono costituire l'attivazione di potenzialità creative, di nuove risorse, a volte assopite dalla malattia e dall’angoscia.
Silvana Cagiada
Psicologa clinica e psicoterapeuta
Istituto Italiano Bioetica, Lombardia