Partendo dalla categoria di economia della bellezza, secondo la definizione che ne dà l’omonimo rapporto Banca IFIS (2022), essa si lega sia alla produzione del cosiddetto Made in Italy, quindi all’artigianalità e a quei “saperi della mano” in grado di produrre oggetti belli e ben fatti, e sia ad una produzione ispirata ed orientata da principi etici e valori positivi, estesi ben al di là del prodotto. L’attenzione va allora rivolta all’organizzazione del lavoro e produttiva, al benessere lavorativo, alla qualità della vita lavorativa.
Questo chiama in causa la valorizzazione e il rispetto delle competenze dell’artigianalità, la valorizzazione delle risorse umane e l’organizzazione del lavoro, nonché il lavoro cosiddetto dignitoso (categoria su cui l’ILO punta la sua riflessione nel rapporto 2017), orientato secondo principi di sostenibilità sociale.
Nelle imprese cosiddette “della bellezza”, secondo il paniere individuato dal Rapporto IFIS, è inclusa anche la produzione meccanica, e in particolare l’automotive.
Il caso di Automobili Lamborghini, ben al di là del prodotto di nicchia cui è destinata una vettura supersportiva di lusso, si configura per una sistema di relazioni industriali e per una “carta dei valori” (Gruppo VW), che ci porta a riflettere su un’esperienza di produzione globalizzata che è in grado di cedere competenze ed esperienze territoriali (l’expertise meccanica), ma anche di accogliere e sincretizzare valori e principi organizzativi, provenienti dall’esterno - come nel caso dalla mitbestimmung tedesca. Il risultato sincretico che ne deriva realizza un sistema di democrazia industriale in grado migliorare e tutelare il lavoro, di allargare gli orizzonti di vita dei dipendenti tutti (managers e operai).
Fulvia D’Aloisio
Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
Professoressa Ordinaria di Antropologia culturale