In diverse epoche storiche si è posto uno stretto legame tra ciò che è bello e ciò che è buono: valutazione estetica e giudizio morale, cioè, coincidevano. Così nella Grecia classica la bellezza è quasi sempre associata ad altre qualità in primo luogo la perfezione morale: Kalòs Kaiagathòs, la bellezza cioè connessa al comportamento morale “buono”.
Come sorge un ideale di bellezza femminile?
I filosofi, i teologi e i mistici che nel Medioevo si sono occupati della bellezza non avevano molte ragioni di occuparsi di quella femminile, dato che erano tutti uomini di chiesa e il moralismo medievale invitava a diffidare dei piaceri della carne.
Verso l’XI secolo con il sorgere della poesia dei trovatori provenzali, seguita poi dai romanzi cavallereschi del ciclo bretone e dalla poesia degli stilnovisti italiani si fa strada una particolare immagine della donna come oggetto d’amore casto e sublimato. Immagine che nei secoli successivi si articola variamente.
Nel XVI secolo quadri come “Amor sacro e amor profano” (Tiziano) rappresentano due distinte manifestazioni di un unico ideale di bellezza.
Differente il rapporto con il genere maschile. L’uomo rinascimentale ama farsi ritrarre in tutta la sua fiera potenza: l’uomo di potere è spesso grasso e tarchiato, in molti casi il volto assume l’espressione di un uomo che sa esattamente ciò che vuole.
L’idea di bellezza declinata al femminile diventa con il passare del tempo un vero e proprio dictat: alla donna si chiede, anzi si impone per essere accettata di mantenersi sempre giovane e soprattutto bella: il suo corpo non più seducente la condanna ad una marginalità senza scampo.
Studiando la storia della vecchiaia nei secoli ho avuto conferma del prevalere di una sostanziale negatività dell’immagine di vecchiaia nella cultura occidentale. In particolare nei confronti delle donne l’ostracismo è pesante: alle tante critiche mosse agli anziani si aggiunge per le donne la pesante irrisione per il disfacimento delle attrattive fisiche.
Qualche spiraglio di cambiamento:
o Autoritratto di Alice Neel mentre il nudo femminile per secoli ha rappresentato sempre giovani donne, qui la Neel si ritrae a 80 anni nuda, senza alcuna nostalgia per la bellezza e il fascino degli anni giovanili. L’effetto d’insieme è impietoso (seni cadenti, adipe addominale) ma al contempo decisamente autoironico; tuttavia ben lontano da ritratti come “La Brutta Duchessa” che risulta una caricatura.
o Anche nel mondo della cosmesi da qualche anno si intravede qualche isolato tentativo di innovare. Punto di svolta nel percorso tracciato dalla pubblicità di prodotti di bellezza è rappresentato dalla campagna “Per la bellezza autentica” che Dove ha promosso a partire dal 2004 su scala mondiale. Sebbene il target principale della campagna fossero le adolescenti, rientrano tra gli esempi di bellezze da valorizzare anche ritratti di donne mature o anziane delle quali si sottolinea appunto la bellezza, nonostante le copiose rughe, le macchie cutanee dovute all’età o i capelli grigi.
Carla Costanzi
Sociologa e saggista